Crotone, figlia della Magna Grecia: sulle orme di Pitagora e di Hera Lacinia

Nel silenzio che accompagna il mare di Capo Colonna, il vento sembra ancora sussurrare formule antiche. Non è un semplice promontorio affacciato sullo Ionio: è un luogo dove il tempo si è fermato per lasciar parlare la storia. Qui, a pochi chilometri dalla città di Crotone, sorgeva uno dei santuari più importanti della Magna Grecia, dedicato a Hera Lacinia, la dea madre, colei che proteggeva le donne, la vita, i confini del mondo.
Una sola colonna rimane in piedi, vestigia solitaria di un tempio grandioso che dominava il paesaggio, quasi a voler ricordare che la bellezza, anche quando si sgretola, non muore mai davvero. Quella colonna è un faro di memoria: ci parla di riti solenni, di viaggiatori che sbarcavano per rendere omaggio, di una civiltà che ha dato origine al nostro modo di pensare e vivere.
Crotone e l’eredità di Pitagora
Crotone, oggi città calabrese dal cuore fiero e dalle radici profonde, fu una delle polis più influenti della Magna Grecia. Tra le sue mura si stabilì Pitagora, non solo filosofo e matematico, ma maestro di vita. A Crotone fondò una scuola che era molto più di un’accademia: era un luogo in cui si insegnava armonia, giustizia, equilibrio. Non solo numeri, ma visione del mondo.
Lì si formavano cittadini, non semplici discepoli. Lì si seminava la cultura che avrebbe attraversato secoli e influenzato l’intero pensiero occidentale.
Camminare oggi tra le strade di Crotone, attraversare il suo centro storico, volgere lo sguardo verso il mare, significa camminare in un’eco antica. Un’eco che non si è mai davvero spenta.
Hera Lacinia: un tempio, un simbolo
Il Tempio di Hera Lacinia sorgeva sul promontorio più sacro della zona, in un punto dove cielo e mare si stringono in un abbraccio. Hera, divinità della famiglia e della protezione, era qui venerata in una forma tutta sua, legata alla terra e al mare, al ciclo della vita e alle sorti delle genti che navigavano lungo le coste.
Oggi, la colonna rimasta – alta, slanciata, fiera – è diventata emblema di resistenza e memoria. È la dimostrazione che anche un frammento può raccontare l’infinito.
Una discendenza che ci attraversa
Noi, uomini e donne di oggi, discendiamo da quella cultura. Non solo per ciò che studiamo o insegniamo, ma per come ci poniamo domande, per il modo in cui cerchiamo il senso delle cose, per la sete di bellezza e verità che ci accompagna.
La cultura classica non è solo un’eredità, è un sangue che pulsa nelle vene della nostra civiltà. Crotone ne è un cuore antico e vivente. Le sue pietre parlano, le sue onde portano con sé parole greche che si sono fuse con l’identità calabrese, diventando qualcosa di unico.
Una visita che si trasforma in pelle
Andare a Crotone non è solo un viaggio geografico. È un ritorno a casa, in una casa che non sempre conosciamo, ma che ci appartiene. È camminare tra ciò che eravamo per capire meglio ciò che siamo. È lasciarsi attraversare da un passato che non pretende di essere rimpianto, ma semplicemente riconosciuto.
E tu, che ami la bellezza antica e la verità delle radici, non puoi che sentire il richiamo di questa terra: ti attende, non per raccontarti il passato, ma per ricordarti che il futuro ha bisogno di memoria.








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